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IL GHIACCIO NELL’ANTARTICO, PIU’ SPESSO DI QUANTO SI PENSASSE

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Due spedizioni internazionali composte da scienziati inglesi, statunitensi ed australiani hanno analizzato per un anno intero i ghiacci dell’Antartico, utilizzando nuove tecnologie di mappatura 3D grazie alle quali sono riusciti a raggiungere aree precedentemente impossibili da esplorare. Il risultato della loro ricerca è sorprendente. I ghiacci dell’antartico sono decisamente più spessi di quanto finora stimato. La ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Nature Geoscience rivela una significativa novità alla comunità scientifica ed apre nuove valutazioni nello studio dell’impatto dell’effetto serra sul nostro pianeta. Il professor John Turner, esperto sul cambiamento climatico del British Antarctic Survey, ha affermato che la crescita del volume della banchisa nell’Antartico “non era prevista“. Prendendo in considerazione i migliori 50 modelli è stato riscontrato che nel 95% dei casi il volume di ghiaccio marino è diminuito negli ultimi 30 anni. Questa tendenza contrasta fortemente con il costante declino del volume di ghiaccio nel mar Glaciale Artico, che ancora una volta ha registrato livelli sotto la media durante l’estate. Il professor Parkinson della NASA ha dichiarato che l’aumento del volume di ghiaccio nell’Antartico non è in contrasto con la tendenza generale del cambiamento climatico sulla Terra: “Non sorprende il fatto che in una parte del pianeta il ghiaccio faccia una cosa e da un’altra un’altra“, ha detto lo scienziato. Secondo Guy Williams, professore dell’Institute for Marine and Antarctic Studies, il trend nell’Antartico è perfettamente in linea con i modelli climatici: “In un certo senso per la gente è controintuitivo cercare di capire come il global warming stia incidendo sulle regioni polari, ma in realtà è in linea con la reazione attesa dagli scienziati nell’Oceano Antartico“. Ci sono diversi elementi che competono tra loro ed è possibile notare soltanto quelli maggiormente rilevanti. L’assottigliamento dell’ozonosfera a causa dei clorofluorocarburi ha innescato un trend generale di raffreddamento in Antartide: nonostante il buco dell’ozono abbia mostrato i primi segnali di ripresa, i livelli sono ancora ridotti e secondo Parkinson la riduzione dello spessore dell’ozonosfera ha un forte impatto sul cambiamento climatico, un fenomeno secondo solo al riscaldamento globale nel determinare il clima. Uno di questi effetti è stato l’incremento di venti e tempeste nell’Oceano Antartico: un vortice che risucchia aria dall’interno del continente ghiacciato e si riversa sul mare di Ross, dove è stata registrata l’80% dell’espansione del volume di ghiaccio marino. _____________________________

Fonte: Nature Geoscience

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