
“La pena di morte sta diventando un ricordo del passato”.
Le esecuzioni capitali diminuiscono in gran parte dei paesi del mondo. Nel 2014 sono state 607, il 22% in meno rispetto al 2013, ad esclusione della Cina dove il numero è coperto dal segreto di stato.
Nel 2014 i paesi in cui si sono eseguite esecuzioni capitali sono stati 22. Nel 1995 erano stati 41: la tendenza globale abolizionista è diffusa in ogni continente, supportata da campagne e moratorie approvate da sempre più paesi.
Il Segretario Generale di Amnesty Shetty fa notare che sebbene le condanne a morte siano aumentate (2466), soprattutto in Egitto ed in Nigeria, nel tentativo di contrastare minacce a sicurezza, instabilità politica e terrorismo, il numero di esecuzioni effettive è nettamente diminuito.
La maggior parte delle condanne non volge al suo epilogo e 7 paesi che hanno condannato a morte persone nel 2013 non hanno portato a termine esecuzioni nel 2014 (Bangladesh, Botswana, Indonesia, India, Kuwait, Nigeria, Sud Sudan). 117 paesi, il maggior numero di sempre, hanno approvato la risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per fermare le esecuzioni da parte degli stati. In Madagascar, l’Assemblea Nazionale ha approvato il provvedimento per l’abolizione della pena di morte. Il Suriname ha fato lo stesso. L’uso della pena di morte è sempre più limitato anche nell’Africa subsahariana, dove solo tre stati (Guinea Equatoriale, Somalia e Sudan) hanno eseguito sentenze capitali.
Quanto all’Europa, la Bielorussia è l’unico paese a eseguire condanne a morte con 3 fucilazioni, dopo 24 mesi senza esecuzioni.
Oggi sono 140 i paesi del mondo che hanno abolito la pena di morte dalla loro costituzione, nella legge o nella pratica.
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Fonte: Amnesty International
Risorse: Rapporto 2014