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ANGELA GRASSI

per la campagna per la Parità di Informazione Positiva #mezzopieno

Angela Grassi, giornalista redattore di Guida al Lavoro del Sole 24 ore. Si occupa di temi del lavoro, di sport paralimpico – in particolare seguendo il Giro handbike – e di viaggi.

 



Cos’è per lei una buona notizia?

È quella che offre un’informazione reale, obiettiva, anche se si tratta di una notizia dolorosa. Anche queste vanno accettate, accolte, comprese e poi elaborata dal giornalista. A mio parere è importante chiedersi se la notizia che stiamo dando suscita un senso di fraternità o meno fra le persone: la fraternità è un principio che mi guida sempre.


Qual è per lei il ruolo dell’informazione nel benessere della società?

Per me è importantissimo: gli effetti negativi della pessima informazione sono sotto agli occhi di tutti. Le buone notizie creano benessere quando suscitano al lettore delle buone azioni. Nel periodo della pandemia c’era molta generosità, anche grazie alle buone notizie che venivano favorite dai media. Questo ha contribuito all’apertura, alla positività e penso che abbia creato anche il desiderio in ognuno di noi di compiere a sua volta delle buone azioni nella propria quotidianità. 


Può il giornalismo rappresentare uno strumento per aumentare la fiducia e ridurre la conflittualità?

Si, facciamo un passo avanti. Questo lo si può fare se i giornalisti non rimangono delle monadi, e se sviluppano la capacità di dialogare con gli altri. Sia con chi intervistano che con gli altri giornalisti. Dalla diversità ci si arricchisce. Ascoltando chi ha approcci diversi si possono cogliere nuove sfumature. Nello sforzo di essere dialoganti e in rete ci si abitua a vedere anche con la percezione degli altri: questo secondo me arricchisce, e rende minore il conflitto. Il dialogo favorisce la non conflittualità e le notizie devono suscitare confronto.


Qual è il suo contributo per una buona informazione?

Quando scrivo un pezzo mi chiedo se sia utile allo scopo che voglio perseguire. Io mi occupo di diritto del lavoro ed è importante, quando dai una notizia, calibrare da entrambe le parti. Ho cercato di riversare il principio di fraternità in ogni modo nel mio lavoro: guardare all’uomo e vedere un fratello. Non è un’ideale che promuovo ad alta voce, ma è a monte di tutto quello che faccio.


Cosa vuol dire per lei vedere il bicchiere mezzo pieno?

Te lo dico con una frase che prendo da Chiara Lubich: “Non c’è spina senza rosa”. È una frase che ci mette davanti a un ribaltamento della visione del doloreQuesta è la mia visione del bicchiere mezzo pieno.


Leggi le altre testimonianze per la campagna Parità di Informazione Positiva #mezzopieno

 

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