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PIERLUIGI UBEZIO

per la campagna per la Parità di Informazione Positiva #mezzopieno

Giornalista, blogger e speaker radiofonico. Responsabile dell’informazione di TOradio, fondatore dell’agenzia di comunicazione AKA – The Project, si occupa di comunicazione e nuovi linguaggi.


 

Cos’è per lei una buona notizia?

Per me è una notizia che informa correttamente il cittadino. Che sia buona o meno, credo che la cosa fondamentale sia la qualità dell’informazione che caratterizza quella notizia. 

 

Qual è per lei il ruolo dell’informazione nel benessere della società?

È un ruolo certamente apicale e contribuisce al benessere di una società. A patto però che vengano rispettate alcune regole: l’informazione deve essere trattata correttamente, in modo approfondito. Deve essere verificata e non semplicemente “rimbalzata”. Il giornalismo dispone dei mezzi per fare bene tutte queste cose, bisogna solo metterle in pratica sempre. Solo cosí si produce informazione di qualità e il cittadino consapevole prende decisioni migliori per se stesso, per gli altri e per la società in cui vive.

 

Può il giornalismo rappresentare uno strumento per aumentare la fiducia e ridurre la conflittualità?

Aumentare la fiducia, certamente, a patto che la qualità dell’informazione sia come detto sopra. Sulla conflittualità invece la penso in un modo un po’ diverso. L’informazione genera dibattito e contrasto, perché non tutti abbiamo le stesse idee e il confronto può non essere pacifico. La conflittualità non è un male per forza, può essere anzi salutare per la nascita di nuove prospettive. Quello che invece ha molta importanza, a mio avviso, è la qualità del dibattito e quindi come questa conflittualità viene gestita. Oggi non abbiamo un buon dibattito: gli ospiti dei talk show e come questi sono congegnati, dal litigio per forza, alla polarizzazione delle parti, il tutto condito con l’uso improprio dei social che diventa subito tifo da stadio di opinioni preconcette, è profondamente sbagliato. Cambiare idea, che è una cosa di per sé sana, non è contemplato: oggi ci si può solo schierare, con l’uno o con l’altro.

 

Qual è il suo contributo per una buona informazione?

Io, nel lavoro che faccio in concerto con la mia redazione, do molta importanza alla propositività, e in special modo a quella dei giovani: non è mai un bene darsi dei limiti, pensare che ci siano cose impossibili o personaggi inarrivabili. Sono dell’idea che bisogna sempre inventarsi strade nuove. Altrimenti, senza la propositività, finiamo con il ribattere notizie e basta. Poi chiaramente ci sono i canoni dell’informazione di cui dicevamo sopra: verifica delle fonti, ascolto attivo, non pilotare mai gli articoli in cerca di un clic o sfornare opinioni preconcette. Inutile dire che abbiamo un ruolo fondamentale nella formazione delle idee del pubblico, da cui deriva una grande responsabilità.

 

Cosa vuol dire per lei vedere il bicchiere mezzo pieno?

Anche in tempi apparentemente molto difficili, si può sempre vedere il bicchiere mezzopieno. Ci sono tante, tantissime cose per cui vale la pena vivere e che vanno raccontate: dalla musica alla letteratura, o l’altruismo di chi si prodiga ogni giorno per aiutare chi è indietro. Mi piace pensare che questo bicchiere sia pieno di una bevanda molto dolce, di cose che valgono molto e che spesso dimentichiamo: le albe e i tramonti, una cena con amici, un bel film o un libro.

 


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