UN’IMPRESA CHE CRESCE CON LE SUE RELAZIONI
Pochi sanno che le gabbiette per i tappi delle bottiglie di spumante e champagne sono un’eccellenza italiana, leader mondiale in questo settore. Lo si deve all’imprenditoria canavesana che nel 1956 ha incominciato a progettare e costruire una macchina che permettesse la produzione meccanizzata delle gabbiette, fino ad allora prodotte manualmente.
La fabbrica fu fondata anche grazie al finanziamento ottenuto dalla I-Rur che Adriano Olivetti aveva creato per permettere di sviluppare nel Canavese una imprenditoria diffusa basata su idee promettenti. L’attività dell’azienda è proseguita arrivando alla terza generazione ed è cresciuta, rimanendo una delle più importanti nel territorio anche dopo l’era della “grande Olivetti”, proseguendo un’impronta manageriale che ha reso celebre Ivrea nel mondo per il suo stile imprenditoriale etico e sociale.
L’ICAS è ancora oggi un punto di riferimento per l’imprenditoria canavesana e per tutta l’area. La sua leadership nel mercato di un prodotto di per sé povero “è stata da sempre improntata sulle relazioni, con i dipendenti e le loro famiglie, con il territorio e con il mercato” spiega Alberto Getto, nipote del fondatore della famiglia che la guida da sempre. Un esempio illuminato di reciproca collaborazione e di interdipendenza, un modello economico e sociale che alimenta un modo di fare impresa che va a beneficio di tutte le parti, facendole crescere insieme.
Oggi l’azienda è un gruppo industriale che ha sedi e corrispondenti in tanti Paesi del mondo ma che mantiene la maggior parte della produzione in Italia e che fornisce l’80 % del mercato mondiale delle diverse tipologie di gabbiette, utilizzate non solo per champagne e spumante ma anche per birra e sidro.
Questa eccellenza riesce a rimanere tale anche nei confronti della concorrenza, grazie al primato della qualità e nell’innovazione produttiva che ICAS è impegnata a perseguire costantemente, con un forte impiego di risorse e di passione, sviluppando le proprie macchine per la produzione al proprio interno, brevettando costantemente nuove soluzioni e costruendo impianti sempre più avanzati tecnologicamente e nei confronti dell’impatto ambientale, con una continua apertura verso soluzioni più sostenibili e verso nuovi mercati.
LE BUONE PRASSI MEZZOPIENO AL LAVORO
Dal programma Mezzopieno per l’organizzazione positiva del lavoro
LO SPIRITO IMPRENDITORIALE COME GESTO COMUNITARIO
La cultura aziendale è il risultato dell’incontro tra un’impronta manageriale e un territorio, la sintesi di valori e risorse messi in condivisione tra impresa e comunità. Il ruolo che un ente produttivo ricopre in un contesto sociale ed economico assume un impatto che travalica le mura dello stabilimento per diventare un elemento amplificatore, a volte trasformatore, di un’area, di un settore o addirittura di un intero contesto.
Quando Adriano Olivetti pensò all’I-Rur (Istituto per il Rinnovamento Urbano e Rurale del Canavese), la sua idea era quella di creare un ente che favorisse la crescita rurale e urbanistica, ed in senso più ampio dell’ambiente, inseguendo il progetto di una sintesi creativa tra cultura tecnico-scientifica e cultura umanistica. L’obiettivo che il grande imprenditore aveva era redimere l’uomo dalla sudditanza alla fatica, alla macchina, all’ignoranza, dalla miseria, promuovendo la sua dignità attraverso il lavoro e l’impegno comunitario. La fabbrica diventa elemento innovatore, invece che solo divoratore di energie e risorse.
Il lavoro, fino ad allora considerato come strumento necessario per provvedere alla propria sussistenza, assume un ruolo per il miglioramento delle condizioni sociali, il coinvolgimento e la partecipazione. L’Olivetti non fu solo la più importante azienda al mondo per le macchine da ufficio ma un modello di ricerca e sperimentazione su come si potesse armonizzare lo sviluppo industriale di un territorio e l’affermazione dei diritti umani e della felicità collettiva. Un’ esperienza nuova e unica al mondo, in equilibrio tra solidarietà sociale e profitto, efficienza e creatività, comunità e democrazia partecipativa, fuori e dentro la fabbrica.
Ancora oggi ci sono imprenditori che intendono il loro ruolo come una missione e che vivono l’impresa come strumento di valorizzazione umana, prima ancora che finanziaria, dove realizzare il principio di unità solidale e creare percorsi per far camminare insieme i diversi componenti della comunità umana.
Leggi le altre testimonianze e le buone pratiche degli imprenditori
Questa testimonianza appare su Mezzopieno News #48