LA QUARTA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
Il termine Industria 4.0 è stato coniato per la prima volta alla Fiera di Hannover nel 2011 in Germania. L’aspetto innovativo del piano era rappresentato dal set di concetti che ruotano intorno alle Tecnologie IT: sistemi cyber-fisici, internet delle cose, fabbrica intelligente, tecnologie manifatturiere digitali.
Da quel momento, il termine è usato per parlare della quarta rivoluzione industriale ed è diventato parte dei Piani Nazionali implementati dai governi per aiutare le aziende a perseguire la digitalizzazione dei processi interni, come «Industrial Internet», «Industrie du Futur», «High Value Manufacturing», «Fabbrica Intelligente», «Impresa 4.0» o «Internet plus».
“L’implementazione delle tecnologie abilitanti, attraverso la digitalizzazione, può soddisfare le esigenze di singoli clienti in maniera veloce ed efficiente. L’Internet of Things consente loro di entrare a far parte del processo di produzione sin dalla progettazione del prodotto” spiega Alessandra Micozzi, Prof.ssa di Economia Applicata presso Universitas Mercatorum. “Inoltre, avere a disposizione una mole consistente di dati da analizzare, può consente di ottimizzare il processo decisionale. Il tema della sostituzione dell’uomo per mezzo della macchina è stato ampiamente dibattuto: nonostante sia diffusa l’idea che le nuove tecnologie possano «rubare» posti di lavoro, la domanda di lavoratori con competenze nei settori dell’ingegneria e dell’analisi dei dati più che compenserà la perdita di posti di lavoro nel reparto assemblaggio e produzione”.
Nel trattato Industria 4.0 di Magone e Mazali (2016) vengono descritti gli effetti di questo approccio industriale in termini di organizzazione del lavoro, delineano due nuove figure della fabbrica intelligente, il «colletto blu aumentato» e l’«ingegnere di nuova concezione», da assumere e formare al fine di realizzare concretamente una fabbrica intelligente. In questo senso, la visione proposta di Industria 4.0 è quella di rappresentare un’opportunità per le imprese e non un costo per la società.
Le aziende più grandi possono svolgere un ruolo di mentoring supportando altre aziende meno avanzate nell’adozione delle nuove tecnologie, in un nuovo scenario in cui le stesse facilitano l’emergere di una cultura collaborativa nell’ecosistema regionale. Anche le piccole aziende possano adottare un modello di Smart Factory e questo avviene grazie all’Open Innovation che mette in discussione i modelli tradizionali delle PMI, spingendole ad aprirsi verso l’esterno (inbound innovation) per assorbire conoscenze e tecnologie, ma anche a condividere le proprie competenze e soluzioni verso l’esterno (outbound innovation), attivando processi di scambio continuo.
LE BUONE PRASSI DI MEZZOPIENO AL LAVORO
Dal programma Mezzopieno per l’organizzazione positiva del lavoro
LA SIMBIOSI UOMO MACCHINA
L’avvento dell’Industria 4.0 e la transizione verso la 5.0 è un processo in evoluzione che si sta spingendo verso l’integrazione delle capacità umane con le tecnologie avanzate, per creare un ambiente produttivo e prodotti sempre più sostenibili e adattabili. Il ruolo della collaborazione nel supportare i meccanismi di condivisione della conoscenza per l’adozione delle tecnologie dell’Industria 4.0 è un elemento che rende il ruolo umano centrale in questo modello di impresa. L’approccio collaborativo assume poi una posizione ancora più importante nell’evoluzione verso la nuova Industria 5.0, un paradigma che mette al centro il fattore umano e integra i temi della resilienza e della sostenibilità. In questo nuovo scenario, la cooperazione tra attori dell’ecosistema diventa essenziale per costruire sistemi produttivi più adattivi, inclusivi e orientati al benessere sociale e ambientale.
La quinta rivoluzione industriale è già in corso e sta vedendo una umanizzazione della tecnologia per adattare i processi lavorativi alle capacità e alle necessità individuali e alle esigenze antropiche e naturali, migliorando il benessere dei lavoratori e la qualità dei prodotti. La nuova collaborazione uomo-macchina non sostituirà l’uomo con le macchine ma potrà creare nuove sinergie tra i due. La robotica e l’intelligenza artificiale possono svolgere compiti ripetitivi o pericolosi, liberando le persone e permettendo loro concentrarsi su attività più creative e strategiche.
L’integrazione delle tecnologie avanzate può essere orientata non solo al profitto ma anche al miglioramento della società, creando posti di lavoro più significativi e con cornici di senso più adeguate e che rispecchino con maggior aderenza i valori etici e sociali del lavoratore e dell’azienda.
Nel suo approccio all’ambiente, la nuova industria è inoltre sempre più orientata all’economia circolare e attraverso l’ottimizzazione delle risorse sviluppa processi flessibili e adattabili per prevenire e per affrontare con più immediatezza ed efficacia le crisi economiche e ambientali. Questo approccio mira a creare una simbiosi tra uomo e macchina, dove ciascuno svolge ruoli complementari.
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Questa testimonianza appare su Mezzopieno News #55