OLTRE LA FORMAZIONE DELLE COMPETENZE: OBIETTIVO FELICITÀ
Una trasformazione antropologica del lavoro sta realizzandosi in tutto il mondo. Ne sono segnali i fenomeni delle dimissioni di massa o il quiet quitting (disimpegno al lavoro), effetti di una insoddisfazione crescente tra i lavoratori. Nuove esigenze si delineano nell’ambiente di lavoro e bisogni pressanti cercano spazio nella realizzazione personale che appare essere sempre più una priorità per molti.
Retribuzione, carriera e gratificazione sembrano non bastare più.
“Il paradigma socioculturale ereditato dal dopoguerra (fatica-impegno-sacrificio = risultato-successo-sicurezza) ha mostrato tutta la sua debolezza. La fiducia nella realizzazione delle aspettative è venuta meno costringendo le persone a un riposizionamento del valore e del tempo da loro assegnati al lavoro” spiega Sabrina Dubbini, responsabile didattica di ISTAO Istituto Adriano Olivetti. “Allo stesso tempo la necessità di inserire nelle organizzazioni persone capaci e competenti e dotate di una buona adattabilità in tempi brevi rende la ricerca, l’attrazione e la retention di talenti una delle prime necessità delle organizzazioni. Spesso, dopo la fase di accoglienza e integrazione, i nuovi entranti in azienda, hanno meno opportunità di formazione e sviluppo. Ne consegue che il bisogno di crescere, soprattutto nei giovani, rischia di venire insoddisfatto”. Ascoltare e dare spazio a questa necessità non è soltanto un gesto di attenzione, ma un processo di cambiamento che non può più essere trascurato nel mondo del lavoro.
La realizzazione delle persone passa attraverso la soddisfazione di bisogni conosciuti ma anche nuovi: autonomia, valorizzazione del proprio tempo di vita, socializzazione, felicità” afferma Dubbini. “Coinvolgere, connettere, intermediare e accompagnare verso traguardi di consapevolezza e crescita personale sono le nuove direttrici dell’agire organizzativo che mira a intercettare e soddisfare le differenti aspettative delle nuove generazioni.”
Il processo di cambiamento tocca tutti i livelli organizzativi comprese le relazioni industriali. “L’attraction di una organizzazione crescerà e si consoliderà nella misura in cui i patti contrattuali prenderanno in considerazione una domanda di lavoro diversa e da quanto sapranno evolversi adottando nuovi modelli di comportamento e di leadership, nuove forme retributive e percorsi di sviluppo centrati su aspetti qualitativi più che quantitativi.”
Il patto di scambio tra datori di lavoro e lavoratori è dunque in trasformazione e si sta ampliando rispetto al passato. “Questo è un dato positivo, prosegue Dubbini, perché oltre a moltiplicare le leve motivazionali sulle quali ricercare nuovi equilibri tra lavoro e organizzazione, sposta anche la contrattazione dalla dimensione quantitativa a una sfera qualitativa”.
Questo passaggio comporta per le organizzazioni la priorità di trasformarsi: nuove norme e procedure, nuove competenze e nuovi modelli per accogliere e rispondere pienamente a un nuovo senso del lavoro. I nuovi modelli organizzativi guardano con attenzione alle forme innovative di apprendimento, agli stimoli verso l’autonomia e la creatività, alla progettualità condivisa che rinforza il coinvolgimento delle persone.
LE BUONE PRASSI DI MEZZOPIENO AL LAVORO
Dal programma Mezzopieno per l’organizzazione positiva del lavoro
LO SVILUPPO DELLE COMPETENZE
Il mercato del lavoro ha bisogno di persone qualificate per rispondere alle nuove sfide e rimanere competitivo. Con l’evoluzione dei requisiti lavorativi, tuttavia, molti lavoratori faticano a tenere il passo e le aziende spesso hanno difficoltà a trovare i talenti giusti. Per questo motivo, la Commissione europea sta introducendo l’Unione delle competenze, un piano per migliorare l’istruzione, la formazione e l’apprendimento permanente di alta qualità. Lo scopo è fornire livelli più elevati di competenze di base e avanzate, dare opportunità alle persone di aggiornarsi regolarmente e di apprendere nuove competenze, facilitare il reclutamento da parte delle imprese in tutta l’UE e attrarre, sviluppare e trattenere i migliori talenti in Europa.
Il Patto per le Competenze (Pact for Skills) è un’iniziativa dell’Unione Europea lanciata nel 2020 per affrontare il crescente divario tra le competenze richieste dal mercato del lavoro e quelle effettivamente disponibili. Gli obiettivi principali sono riqualificare e aggiornare le competenze dei lavoratori (reskilling e upskilling) e creare alleanze tra imprese, enti formativi, autorità pubbliche e parti sociali per formare forza lavoro qualificata. Il Patto riunisce organizzazioni pubbliche e private che lavorano in partenariato per individuare le carenze di competenze e adottare misure concrete per affrontarle. Il lavoro sarà sempre più strumento per valorizzare la creatività, la generatività e la realizzazione del capitale umano.
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Questa testimonianza appare su Mezzopieno News #56