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SILVIO MALVOLTI

per la campagna per la Parità di Informazione Positiva #mezzopieno

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Presidente dell’Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo, ha fondato il progetto editoriale BuoneNotizie.it e l’omonima associazione. Ha lavorato con RCS e Il Sole 24 Ore.


Qual è il ruolo dell’informazione sul benessere della società?

L’informazione è sempre stato uno strumento per servire la democrazia. Uno strumento al servizio dei lettori per fornire notizie quanto più oggettive possibili e consentire a ciascuno di farsi una propria idea. L’Europa ha esportato questo modello di informazione in tutto il mondo, ma con il passare del tempo i ruoli si sono invertiti: l’informazione non è più il “cane da guardia” della democrazia, ma è diventata il suo servo. L’informazione viene quindi manipolata per influenzare gli elettori, i consumatori, anche ricorrendo a strategie psicologiche e comunicative contrarie allo spirito per cui il giornalismo è nato (fake news, titoli esagerati, foto raccapriccianti, cattive notizie…). Tutto questo limita e distorce la prospettiva sulla realtà, filtrandola secondo necessità. Tutto questo deve cambiare.

 

Può il giornalismo rappresentare uno strumento per aumentare la fiducia e ridurre la conflittualità?

In Nord Europa e negli Stati Uniti esiste già un approccio più rispettoso del lettore, più costruttivo e orientato alle soluzioni ai problemi che vengono raccontati. In Italia c’è ancora molta strada da fare. Viene definito “giornalismo costruttivo” ed è un modo rigoroso di raccontare le notizie, al pari del giornalismo investigativo, che analizza maggiormente le soluzioni, senza insistere inutilmente sui problemi che hanno originato la notizia. È ormai provato da numerosi studi che i lettori si sono allontanati dal mondo dell’informazione proprio a causa della perdita di credibilità delle notizie e per la sensazione di sopraffazione, ansia e impotenza che esse generano. Oggi è urgente e necessario tornare alle origini del giornalismo: raccontare i fatti nel modo più oggettivo e reale possibile, raccontando anche il “bicchiere mezzo pieno” del problema che ha generato la notizia stessa.

 

Cos’è per lei una buona notizia?

È una diversa prospettiva sulla medesima cosa. Ogni evento, ogni fatto che accade in Italia e nel mondo può essere raccontato in modi molto diversi. Dipende da dove il giornalista punta la sua lente di ingrandimento. Anche un fatto drammatico porta sempre con sé degli aspetti positivi da raccontare. Basta porre la propria attenzione su come altre comunità, afflitte in passato dallo spesso problema, siano riuscite a risolverlo. In un evento drammatico, come un terremoto, raccontare i gesti di solidarietà, fornire dati che dimostrino come oggi i rischi siano drasticamente diminuiti rispetto al passato, fare le domande giuste alle vittime della tragedia, sono tutti elementi utili per costruire uno scenario tutto sommato positivo rispetto al fatto che l’ha generato. Dobbiamo cambiare la prospettiva, perché non è vero che tutto va peggio.

 

Tre elementi essenziali di una buona notizia.

Uno: deve essere vera, oggettiva, dimostrabile. Il giornalista deve mettere a disposizione tutti gli elementi per
favorire nel lettore una propria opinione positiva. Due: deve generare una sensazione di sicurezza, di benessere o di fiducia. Fornire dei dati che possano permettere di comparare il presente con il passato è indispensabile.
Viviamo in una delle epoche più pacifiche e sicure della storia dell’umanità. Viviamo in un periodo di pace ininterrotta da 70 anni. La povertà e la fame nel mondo sono diminuite drasticamente, così come gli armamenti nucleari, l’analfabetismo, le morti infantili e le epidemie. L’elenco è lungo. Secondo il report annuale State of the World sono molte meno le aree in cui il mondo vede dei peggioramenti o non fa progressi.

 

Qual è il suo contributo per una buona informazione?

Sono stato impegnato nella ricerca e nella diffusione tramite il mio sito buonenotizie.it fin dal 2001, ovvero da quando veniamo bombardati di notizie sul terrorismo. Da allora ho cambiato approccio e ho scelto di selezionare non più esclusivamente notizie positive ma di fornire un punto di vista positivo anche su quelle che apparentemente positive non sono, almeno come ci vengono raccontate oggi dai mass-media. Questa nuova
prospettiva mi ha portato a continuare il mio impegno anche in ambito formativo verso gli addetti ai media, e divulgativo verso i lettori, attraverso le attività dell’Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo che oggi presiedo. Insieme ai colleghi nord-europei e americani, il nostro impegno è quello di mostrare una possibile strada verso un nuovo ruolo e una nuova visione del giornalismo, affinché coloro che lavorano nel mondo dell’informazione possano a loro volta utilizzare con i  lettori dei modelli di informazione più propositivi e costruttivi.


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