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ALESSANDRA PIERINI

per la campagna per la Parità di Informazione Positiva #mezzopieno

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Giornalista, guida turistica e organizzatrice di eventi, è stata nel 2008 tra i fondatori di Cronache Maceratesi, giornale online della provincia di Macerata e della versione Junior del quotidiano di cui è responsabile. La sua attività dedica uno sguardo privilegiato alle buone notizie, rivisita le notizie in ottica positiva per portarle ai giovani e giovanissimi.


 

Qual è per lei il ruolo dell’informazione sul benessere della società?

Penso che l’informazione debba in qualche modo educare, tirare fuori il meglio delle persone. Nella mia esperienza ho visto che raccontando certe storie piuttosto che altre si riesce ad intervenire sulla società. Per l’esperienza di Cronache Maceratesi Junior mi ha mostrato che i bambini e le bambine hanno iniziato ad avere un peso diverso nella nostra comunità provinciale da quando noi attraverso l’informazione gli abbiamo dato un ruolo. Quindi credo che l’informazione possa effettivamente agire, intervenire e che possa avere effettivamente degli effetti sul benessere della società, della comunità, anche sullo stabilire delle priorità.

 

Cos’è per lei una buona notizia?

Per me una buona notizia è un qualcosa che è accaduto, qualcosa di reale che ci fa vedere il bello della società. Ma spesso la buona notizia si trova anche dentro una cattiva notizia, perché in ogni contesto è possibile andare a rintracciare una figura che si è distinta per qualche aspetto, o trovare anche all’interno della disgrazia una situazione che si distingue e che può essere esaltata per la sua particolarità e bellezza.

La buona notizia basta cercarla e si trova. Di recente, però, una persona che si occupa di yoga della risata mi ha spiegato che la nostra tendenza è quella di vedere gli aspetti negativi perché è così che la razza umana si è evoluta: coloro che erano portati a prestare attenzione al pericolo si sono salvati, mentre coloro che non avevano questa propensione si sono estinti. Quindi c’è qualcosa di genetico in noi nel prestare attenzione alle brutte notizie, ma questo vale per il 50%, per il resto siamo noi a decidere quanto una cosa è positiva, e questo secondo 50% vale la pena farlo pesare, farlo valere e attraverso l’informazione e le buone notizie credo che possiamo
alimentarlo.

 

Può il giornalismo rappresentare uno strumento per aumentare la fiducia e ridurre la conflittualità?

Sicuramente sì, solo che i giornalisti vanno formati. Secondo me attualmente i giornalisti non hanno queste grandi capacità di ridurre la conflittualità, anzi, forse la alimentato andando a pescare le informazioni dal dibattito o dai social network che sono come tanti fuocherelli di conflittualità. Quindi bisognerebbe formare il giornalista e forse dovrebbero venire anche meno degli interessi, come quello di farsi leggere: se si dà priorità solo a questo aspetto, è inevitabile scegliere la strada più facilmente percorribile. L’informazione dovrebbe costituire uno strumento di questo tipo, anche perché stiamo vivendo in un momento storico in cui è presente un doppio canale, quello social network / giornalismo, in cui il giornalista deve ritrovare il suo ruolo forte. Potrebbe essere proprio questa la strada: quella di non alimentare le conflittualità, ma di sollevarsi rispetto al resto e di usare uno sguardo differente.

 

Qual è il suo contributo per una buona informazione?

In questo momento prima di tutto è il verificare tutto quello che mi capita fra le mani, cosa non scontata e non così diffusa nonostante l’etica del giornalista lo preveda. Il mio primo contributo è quindi quello di verificare tutto quello che mi viene proposto con una certa meticolosità. Poi sicuramente un altro contributo è quello di andare a cercare quanto di bello e di buono c’è in tutti noi, esaltando le belle notizie anche se magari non hanno
lo stesso seguito che può avere una brutta notizia, ma meritano il loro spazio e vanno valorizzate.

 

Cosa vuol dire per lei vedere il bicchiere mezzo pieno?

Non è facile rispondere. Forse per me è un po’ quello che dicevamo prima: possiamo stare sempre allerta a cercare il pericolo, oppure possiamo andare a vedere quanto c’è di belo attorno a noi, vedere ogni evento, ogni fatto come qualcosa di negativo o di positivo. Quindi vedere il bicchiere mezzo pieno è avere una certa positività nell’affrontare tutto ciò che capita.


Leggi le altre testimonianze di Sindaci e Assessori che stanno lavorando per costruire comunità più umane e positive

 

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