CARITÀ, FILANTROPIA O SOLIDARIETÀ?
Destinare una quota degli utili dell’impresa alla solidarietà è un modo per condividere e per compiere una redistribuzione volontaria di parte dei benefici provenienti dall’attività aziendale, partecipando al benessere del mondo, andando oltre gli obiettivi di profittabilità.
Affrontare la scelte di assegnare una parte dei beni aziendali per fini esterni all’attività e con il solo scopo di fare del bene è un passaggio che coinvolge profondamente i valori di un’azienda e del suo management e che può racchiudere diverse implicazioni sulla cultura e la vita aziendale.La carità come gesto di generosità disinteressato è un atto di benevolenza che trasferisce risorse senza il fine di creare una relazione con i beneficiari tuttavia “Per evitare di creare dipendenza dall’aiuto e non cadere negli abusi e nell’inefficienza, occorre una strategia che punti ad affrontare la radice dei problemi e che superi il concetto di elemosina per favorire dei cambiamenti nel medio/lungo termine” racconta Giovanna Paladino, direttrice del fondo di Beneficenza San Paolo.
“Gli interventi di tipo emergenziale possono contribuire ad affrontare situazioni urgenti ma non rappresentare delle risposte alle complesse situazioni di disagio e di ingiustizia che affliggono il mondo. È molto importante riuscire a valutare l’impatto sociale di un progetto di solidarietà e saper prevedere quali cambiamenti potrà portare, misurando la capacità di influire sul benessere dei soggetti beneficiari” spiega. “Nel mare di enti e associazioni che si occupano del terzo settore, è fondamentale avere dei criteri di selezione e, come donatore, stabilire dei parametri che siano oggettivi e funzionali e che definiscano i principi e le finalità per cui decidiamo di impegnarci, il più possibile in linea con i valori che ci appartengono”.
L’operazione di selezione dei progetti da sostenere comporta un’analisi ex ante ed una ex post, valutazione che permette di comprendere la coerenza degli interventi sostenuti con gli obiettivi e, possibilmente, con una visione pianificata e strutturata dell’aiuto. “Un buon progetto deve essere rendicontabile e valutato nel suo svolgimento da enti esterni capaci di utilizzare strumenti qualitativi e quantitativi. Analizzare i dati raccolti e aver un rapporto di un ente professionale che evidenzi risultati, opportunità sopravvenute e le raccomandazioni per il futuro, rappresenta uno strumento molto utile sia per il donatore che per l’ente che lavora sul campo”.
Perché la carità non diventi un approccio verticale in cui chi dona assume una posizione di superiorità rispetto a chi riceve, la filantropia può assumere un profilo organizzato e strategico per promuovere il bene, creando valore e un impatto duraturo e replicabile, da cui apprendere e costruire la basi per un benessere allargato e sostenibile.
LE BUONE PRASSI DI MEZZOPIENO AL LAVORO
Dal programma Mezzopieno per l’organizzazione positiva del lavoro
IL VALORE DI DONARE E DONARSI
Sono numerosi i modi i cui un’azienda può fare solidarietà; oltre alle donazioni finanziarie e a quelle di beni e servizi, esistono forme di inclusione socio-lavorativa e la formazione di persone svantaggiate ma anche il trasferimento di competenze a organizzazioni no-profit o a categorie in difficoltà oppure il coinvolgimento in attività di volontariato aziendale. Quando si riesce a passare dal donare al donarsi allora la solidarietà aziendale può estendersi alla capacità di coinvolgere la responsabilità collettiva e il mutuo supporto in un impegno per affrontare le cause in modo orizzontale, basato sulla collaborazione e sulla condivisione consapevole. Da elargizioni una-tantum a percorsi in cui creare valore condiviso, il dialogo con i beneficiari e la co-progettazione con loro, favorire lo scambio e il mutuo aiuto aumenta la coesione e dà forza allo spirito di gruppo, creando legami umani e spirituali tra persone e comunità.
La legge italiana prevede deduzioni fiscali per le donazioni effettuate a enti del Terzo Settore, fino al 10% del reddito complessivo e detrazioni fiscali del 30% degli importi donati. Negli ultimi anni sono sorti nuovi strumenti per tracciare le donazioni, come la tecnologia blockchain, un registro digitale condiviso in cui si tiene memoria di tutti i movimenti di denaro in modo che siano sempre consultabili e non alterabili ma anche indicatori per misurare il valore extra-finanziario di un investimento come lo SROI che permette di quantificare il ritorno sociale di una donazione e stimarne il valore aggiunto.
Il terzo settore può essere un alleato nella crescita dell’azienda, con cui incentivare la partecipazione democratica e il coinvolgimento con la società civile per promuovere interessi comuni e il bene pubblico, senza perdere d’occhio la trasparenza e l’efficienza come valori imprescindibili.
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Questa testimonianza appare su Mezzopieno News #52