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L’ECONOMIA CHE TORNA ALLA NATURA

Le testimonianze

Qual è il più grande
vantaggio che ha portato l’economia circolare nella tua attività?

Lo abbiamo chiesto a degli
imprenditori che hanno scelto di cambiare il loro rapporto con l’economia a
favore di un approccio più naturale

Paola Polce / Le Erbe di brillor

RECUPERARE TUTTO FINO ALL’ULTIMO

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Non riesco a trovarne uno solo. Il vantaggio più grande è
vivere coerentemente con l’eredità contadina che ho ricevuto, che insegna il
valore della parsimonia e il rispetto della natura. Così, nel 2012, ho dato
avvio alla mia attività agricola e imprenditoriale: la creazione di
agrodetergenti per la casa e per l’igiene personale in piena armonia con il
territorio in cui vivo e lavoro, la Val Chiusella. Noi coltiviamo le piante
(ortica, alloro, lavanda), le lavoriamo e trasformiamo. E come la tradizione
contadina mi ha insegnato, recupero tutto fino all’ultimo passaggio. Quello che
rimane dal processo estrattivo va in torbiera per fare compost, le piante che
non si raccolgono per fare detergenti si fanno essiccare come erbe aromatiche
per casa e cucina. Infine, l’acqua di scarto della lavorazione, a conferma
della naturalità del processo produttivo, viene fatta defluire, grazie a un
impianto di fitodepurazione, nel laghetto presso il quale sorge l’azienda. Non
per altro, economia ed ecologia hanno la stessa radice!


Giorgio Bertolino/Astelav

NON BUTTARE VIA NIENTE

La domanda sarebbe da girare ai
consumatori. Sono loro che hanno avuto i vantaggi principali, in termini di prezzo
finale. In ogni caso, Astelav, attraverso il progetto Ri-Generation, realizzato
insieme al Sermig, ha sicuramente ottenuto benefici in termini di visibilità e
apprezzamento. L’idea è nata dal lavoro pluridecennale di Astelav nel campo del
ricambio degli elettrodomestici: la gente butta via materiale riparabile. E
così abbiamo pensato di farcene carico, ricondizionando gli elettrodomestici
dismessi (sostituire pezzi rotti o vecchi con nuove parti). All’inizio è stato
complicato mettere insieme tutti gli elementi: ottenere l’autorizzazione a
lavorare con gli elettrodomestici R2, come le lavatrici, dalla Città
Metropolitana, (manca ancora l’autorizzazione per gli R1, come i frigoriferi);
recuperare il materiale da rigenerare; e soprattutto definire il prezzo finale.
In Italia, ad oggi, siamo i primi e per ora gli unici, perché abbiamo una base
tecnica, competenze e ricambi, da 55 anni. Abbiamo un volume di produzione, o
meglio di rigenerazione, di 200 elettrodomestici al mese. Offriamo un anno di
garanzia su tutta Italia e il prezzo è un po’ meno di metà rispetto a un
prodotto omologo nuovo.


Caterina Mestro/Dress you can

UN SALVADANAIO NELL’ARMADIO

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Noi siamo partite nel 2014,
quando l’economia circolare non era ancora così di moda! L’idea era che ci fosse
un “salvadanaio” negli armadi di ciascuna di noi in termini di vestiti non
messi, che poteva acquistare valore se fatto circolare. Ci piaceva immaginare
un mondo dove produrre di meno e far durare più a lungo i capi di
abbigliamento.

Oggi siamo andate oltre all’idea
di scambio e condivisione di vestiti e siamo approdate a un modello di business
basate sul noleggio di capi di abbigliamento di alta moda. Affittiamo da
privati, ma anche da designer che vogliono sperimentare nuove linee, o che
hanno in magazzino vecchie collezioni. Uno dei benefici che ci sta facendo
l’economia circolare è che ora cominciamo a pensare tutto in termini circolari:
dalla catena di approvvigionamento (chiedendo a designer di lavorare con
materiali ecocompatibili); al packaging usato per le spedizioni (perché non
usare tessuti di abiti dismessi?); dalla logistica delle spedizioni stesse
(appoggiarsi all’applicazione SiWeGo, che permette di condividere il proprio
mezzo di trasporto per consegnare pacchi); fino alla dismissione degli abiti
spesso ancora in ottimo stato ma non più affittabili (regalarli
all’associazione Salute allo specchio dell’ospedale San Raffaele o farne nuove
creazioni).


Enrico Palacino/Quagga

UNA MODA SENZA CRUDELTÀ

Sicuramente lavorare secondo i
principi dell’economia circolare non è economico, i costi di produzione sono
molto alti, soprattutto per il lavoro delle artigianalità italiane che hanno
costi maggiori rispetto a una produzione all’estero. Tuttavia, l’esplosione di
attenzione sull’economia circolare ha permesso all’esperienza di Quagga di
posizionarsi come leader nazionale soprattutto nel campo della critical fashion. Quagga, infatti, ha
scelto la plastica riciclata come materia prima con cui realizzare soprattutto
giacche, perché tale materiale permette un approvvigionamento abbondante e
continuo ed è così possibile standardizzare la produzione. L’idea nasce
dall’esigenza di offrire un bene cruelty
free
e in grado di porsi seriamente come alternativa ad altre giacche
tecniche, e insieme proporsi con uno stile alla moda.

Una questione ancora aperta è il
tema dello smaltimento. Tecnicamente le giacche Quagga si potrebbero riciclare,
ma non possono esserlo per la normativa italiana, non essendo un imballaggio.
Ad oggi ritiriamo i capi offrendo il 20% di sconto su nuovi acquisti.


Francesca Lovato/OltreCafè

LO SCARTO DIVENTA VALORE

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Senza ombra di dubbio, la
possibilità di dare vita a un’attività imprenditoriale. Se non ci fosse stata
tutta questa attenzione all’economia circolare non avrei potuto dare “gambe” a
anni di studio universitario. Inoltre, aver creato la start-up OltreCafè mi ha
dato la l’occasione di poter contribuire allo sviluppo del mio territorio
(l’Emilia-Romagna) e incontrare altre persone che hanno questo spirito. Secondo
me chi si occupa di economia circolare ha maggiormente fatto proprio il
concetto di collaborazione: collaborare nella competizione. Nella mia
esperienza, non è un gioco a somma zero. Infatti, se per i bar e le
torrefazioni lo scarto di caffè è un problema, per me è una risorsa di valore
con cui creare pellet ecologico. La collaborazione la sto sperimentando anche
con diversi impianti che producono fertilizzante, interessati a testare una
nuova linea di prodotto a partire dagli scarti del caffè, un prodotto a km 0 a
cui non avevano pensato se non glielo avessi proposto. L’economia circolare
permette di congiungere pezzi di puzzle che acquistano senso solo se congiunti
assieme.


Interviste di Diana La Rocca

In collaborazione con Mercato Circolare – 1 novembre 2018


Leggi il focus Mezzopieno sull’economia che torna alla natura

Leggi l’articolo su Mezzopieno News di novembre/dicembre 2018

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