Esiste un modo di perseguire la giustizia che supera il principio della punizione, ripartendo dal ricucire le fratture provocate da un atteggiamento offensivo o illecito.
Si chiama “giustizia riparativa” e si basa sull’idea di dare una risposta non violenta ad un comportamento lesivo dell’altro. In un paese del Novarese, in Piemonte, è già stata adottata ed ha funzionato con una ragazzina presa di mira dalle offese on line. “Mia figlia è tornata a sorridere dopo un anno” dichiara la mamma. Le giovanissime bulle
che l’avevano insultata sul web sono state portate ad incontrare la vittima ed è stata messa in piedi una mediazione con i genitori, i vigili urbani e la comunità per ricomporre la situazione di crisi nella scuola media.
Questo intervento anticipa il futuro e più ampio progetto di giustizia riparativa del comune piemontese. “L’approccio si basa sulla risposta data al reato – dice l’assessore Paganini – l’autore deve capire che la sua condotta non è accettabile, la persona offesa deve poter esprimere i suoi bisogni per superare l’evento traumatico subìto. Si va oltre l’ottica del giudizio e si porta il reato in un contesto relazionale. È molto efficace”. L’applicazione più immediata è per episodi di bullismo, piccoli furti o danneggiamenti messi in atto da minori, spesso in gruppo o per fatti attinenti al Codice della strada.
“Tutta la comunità è tenuta a contribuire, questo è un punto fondamentale. Non serve e non basta punire".
Fonte: La Stampa Novara – 6 marzo 2018