Ci sono tanti imprenditori che hanno deciso di dare il loro contributo all’accoglienza dei rifugiati provenienti da Paesi in guerra o da terre martoriate dai conflitti civili.
Ogni anno molte persone che conducevano una via normale, sono costrette a lasciare oltre alla casa anche il loro lavoro, tra esse anche tante con diverse qualifiche ed esperienze lavorative, anche di livello. Le Nazioni Unite insieme all’Unione Europea hanno creato un programma per l’integrazione di questi lavoratori rifugiati, all’interno delle aziende e delle attività lavorative. “Queste persone rappresentano una risorsa spesso non considerata, in grado di apportare valore e sviluppare un ambiente di lavoro più inclusivo e sensibile” ha dichiarato Andrea Cicala della Baker McKenzie, vincitrice di un premio speciale per l’aiuto che fornisce in Lombardia alle grandi aziende che vogliono inserire lavoratori rifugiati.
Il premio Welcome – Working for refugee integration dell’agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati, ha premiato 75 aziende italiane per il loro concreto inserimento lavorativo e sociale e l’incoraggiamento alla nascita di attività di autoimpiego per i rifugiati. I settori economici coinvolti vanno dall’agricoltura e apicoltura all’assistenza, promozione sociale e accoglienza, dal settore alberghiero e di ristorazione e catering a quello manifatturiero. “Ho incontrato tanti rifugiati durante la mia carriera – dichiara Filippo Grandi, alto commissario Unhcr – e quando ho chiesto loro cosa li ha aiutati, o li avrebbe aiutati a sentirsi integrati, la risposta è stata quasi per tutti: il lavoro”.
Dal 2017 a oggi, 120 aziende sono state premiate per aver favorito l’inserimento di 1200 rifugiati.
Fonte: UNHCR – 21 marzo 2019
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