Nel sottosuolo italiano ci sono ingenti riserve di litio, metallo essenziale per la tecnologia dell’accumulo energetico, nuova frontiera della sostenibilità ambientale.
I risultati sono stati presentati dal Consiglio Nazionale della Ricerca (CNR) in uno studio pubblicato da un team di ricercatori dell’Istituto di Geoscienze e Georisorse che definisce il grande ritrovamento di giacimenti di litio nel territorio italiano come un “alto potenziale per risorse litinifere non convenzionali in fluidi profondi utilizzabili in modo sostenibile e con basso impatto ambientale”. I dati geologici, mineralogici e geochimici hanno permesso di individuare due aree principali: la fascia vulcanico-geotermica peritirrenica (Toscana-Lazio-Campania) con fluidi geotermici con concentrazioni di litio fino a 480 mg/l e la fascia al fronte della catena appeninica (da Alessandria fino a Pescara) dove sono presenti manifestazioni termali con contenuti in litio fino a 370 mg/l.
I livelli rilevati dal CNR sono “doppi rispetto a quelli riscontrati nelle salamoie del campo geotermico californiano di Salton Sea, considerato dagli statunitensi come la fonte che permetterà agli Usa di raggiungere l’indipendenza dai mercati esteri del litio”. Con 8 milioni di tonnellate, il Cile ha le maggiori riserve di litio a oggi conosciute, seguito dall’Australia con 2,7 milioni di tonnellate, l’Argentina con 2 milioni e la Cina con 1 milione. Le riserve globali sono stimate intorno ai 14 milioni di tonnellate, cioè 165 volte il volume produttivo del 2018, elenco a cui si aggiunge ora l’Italia.
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