La cosiddetta
pesca fantasma si verifica quando reti e lenze restano attive dopo il loro abbandono,
continuando per molto tempo a catturare pesci ed altri animali marini. Le cause
più frequenti dello smarrimento di attrezzature da pesca sono accidentali:
condizioni meteo avverse, manovre errate dei pescatori o le afferrature che si
verificano quando le reti rimangono impigliate su scogli o relitti. Questo
fenomeno, come noto, provoca danni ambientali e commerciali riducendo
sensibilmente gli stock ittici e danneggiando l’habitat marino.
La rivista
scientifica Animal Conservation ha di recente pubblicato lo studio dei
ricercatori coreani dell’Istituto Nazionale di Scienza della Pesca che, in collaborazione
con la FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per
l’alimentazione e l’agricoltura), hanno inventato un materiale biodegradabile
per le reti da pesca alternativo al tradizionale nylon. Il polimero presentato
dagli studiosi coreani, pur garantendo performance di pesca analoghe alle reti
di nylon, si degrada entro 24 mesi se lasciato nell’acqua marina, riducendo
così la vita residua delle reti in caso di smarrimento in mare.
Fra le altre
misure proposte per ridurre il fenomeno della pesca fantasma ci sono la marchiatura
delle attrezzature da pesca in maniera da poterle riconoscere (e contrastare,
al contempo, la pesca illegale) oppure i chip di segnalazione cifrati per rendere
le reti rintracciabili.
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