Le foreste del parco nazionale del Choco Andino, in Amazzonia, saranno rese libere dalle estrazioni petrolifere e sarà vietata per sempre l’estrazione mineraria.

Il referendum sul petrolio, appena tenutosi in Ecuador, mette fine a decenni di sfruttamento delle aree indigene nel cosiddetto Blocco 43, una fascia del parco nazionale Yasuní dove vivono due tribù indigene. Il risultato del referendum, passato con quasi il 60% di consensi, costituisce un importante precedente a livello mondiale e il trionfo per Yasunidos, un gruppo ambientalista di matrice tribale che ha promosso la consultazione popolare per proteggere uno degli ecosistemi più ricchi di biodiversità del pianeta. La foresta interessata dal quesito sulle trivelle è stata dichiarata riserva della biosfera dall’UNESCO nel 1989 ed è casa di centinaia di specie di uccelli, rettili e anfibi, alcuni di essi unici al mondo. In quest’area la compagnia petrolifera statale Petroecuador dovrà abbandonare tutte le attività estrattive e smantellare tutte le strutture esistenti, per restituire le terre alle popolazioni che le hanno abitate da secoli.

Gli attivisti vedono questa vittoria come l’inizio di una nuova era per l’Ecuador, Paese guidato da un presidente, Guillermo Lasso, che ha favorito l’industria petrolifera ed estrattiva nella foresta amazzonica ponendo prima gli interessi economici di quelli ambientali. Rappresentando il Blocco 43 circa l’11% della produzione nazionale di greggio, Yasunidos ha proposto di compensare le minori entrate economiche che si creeranno con la promozione nella zona di un nuovo turismo ambientale e investendo nell’elettrificazione dei trasporti pubblici per diminuire la dipendenza nazionale dal petrolio.

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Fonte: Consulta popular Yasunì; foto di Kelly