La missione di queste persone è curare le emozioni di bimbi appena nati e che per motivi differenti non possono ricevere l’affetto dalla madre. Prematuri, in terapia intensiva o abbandonati, questi neonati possono incorrere in patologie che rischiano di compromettere l’evoluzione del loro cervello e causare disturbi psicologici permanenti e a volte gravi. “I bambini che sono da noi presentano quadri clinici complessi e per questo per loro sono necessarie attività complesse, dunque la presenza il più possibile continua rappresenta un supporto importante per permettere l’acquisizione di autonomia e stimolare lo sviluppo neuromotorio, per il quale il contatto e la relazione sono fondamentali” dichiara la dottoressa Serafina Perrone, della terapia intensiva neonatale dell’ospedale Maggiore di Parma.
I volontari ricevono una formazione per poter gestire il rapporto con i piccoli pazienti e agiscono in stretto coordinamento con i medici e gli infermieri dei reparti, inoltre sono spesso attivi anche nell’accompagnare i bambini nel loro reinserimento famigliare, quando necessario.
Il celebre ostetrico Frederick Leboyer amava dire che: “per i bambini piccoli, essere portati, cullati, accarezzati, sono nutrimenti indispensabili, come le vitamine, i sali minerali e le proteine, se non di più. Se viene privato di tutto questo, il bambino, anche se gonfio di latte, si lascerà morire di fame”.
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Fonte: Azienda Ospedaliero Sanitaria Università di Parma; Associazione Le coccole di mamma Irene
In collaborazione con Volonwrite

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