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La Repubblica Centrafricana ha ufficialmente ratificato il Protocollo di Maputo, impegnandosi a eliminare le mutilazioni genitali femminili e le altre pratiche che ancora infliggono sottomissione e violenza a donne e ragazze a causa delle discriminazioni di genere.
La ratifica rende il Paese il 46° Stato membro dell’Unione Africana a adottare il protocollo che promuove l’uguaglianza di genere e la tutela della salute, della dignità e dell’autonomia femminile. Decisiva è stata la storica sentenza della Corte suprema dell’Africa Occidentale che ha condannato la Sierra Leone per violazione dei diritti umani, obbligandolo a proibire e sanzionare le mutilazioni. Queste pratiche ancora profondamente radicate in alcune aree della Repubblica Centrafricana, colpiscono migliaia di ragazze ogni anno. La ratifica segna un cambiamento decisivo nelle politiche nazionali, allineando il Paese agli sforzi continentali per sradicare la violenza di genere. Organizzazioni della società civile, gruppi femminili e partner internazionali hanno accolto con favore la decisione, definendola un passo fondamentale per proteggere le generazioni future.
“È una vittoria per le voci delle donne che da tempo chiedono protezione e giustizia”, ha dichiarato il portavoce del Dipartimento Salute e Sviluppo Sociale dell’Unione Africana. Il governo si è preso carico di avviare riforme legislative, campagne di sensibilizzazione e programmi educativi comunitari per garantire un’efficace attuazione. Il Protocollo di Maputo, formalmente noto come Protocollo alla Carta Africana dei Diritti dell’Uomo e dei Popoli sui Diritti delle Donne in Africa, è stato adottato nel 2003 ed è diventato un pilastro del quadro giuridico per i diritti delle donne in tutto il continente.
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Fonte: Solidarity for African Women’s Rights Coalition
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