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IL CAMBIAMENTO E L’EQUILIBRIO: LA MISURA DELLA PACE

Editoriale

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Cambiare: qualche volta un bisogno, in certi casi un fastidio che eviteremmo volentieri.

Il cambiamento è una dinamica così significativa e allo stesso tempo trasformante che ricopre un ruolo discriminante nella nostra vita, la rimodella, segna un prima e un dopo. I mutamenti sono la manifestazione costante della tensione evolutiva, una spinta continua che si libera contro il disordine e il decadimento, sono parte del processo di creazione e della vita. Ogni organismo muta ed ogni cosa sulla terra è carica di una certa entropia, la forza che tende al caos. Ogni elemento tuttavia ha in sé anche la tendenza all’equilibrio e porta nel suo tessuto più profondo un desiderio di armonia e di realizzazione. È una costante ricerca di bilanciamento e di sintesi che ridistribuisce continuamente l’energia e che la scambia in un processo che nel suo scorrere, lentamente la nobilita. Una profonda attrazione per il cambiamento e per la novità attraversa tutte le cose viventi ma, allo stesso tempo, una sorta di resistenza le frena.

È la nostra intelligenza a imporci la riflessione davanti ai cambiamenti, quella che ci suggerisce di rallentare e di contrapporci alla loro repentinità. Quando una trasformazione è il frutto di una scelta, è il coraggio a determinarne i tempi e i modi, mentre nel caso di una alterazione imposta o imprevista è l’istinto a farlo; in un certo senso, si potrebbe dire gli esseri umani hanno una naturale resistenza al cambiamento perché pensano troppo. La nostra intelligenza ci obbliga alla riflessione, la stessa intelligenza che tuttavia necessita il rinnovamento per potersi esprimere. Ciò che ci libera da questo conflitto della ragione è la volontà. Evolvere anziché preservare oppure accettare e lasciar scorrere, sono approcci che fanno parte del modo in cui affrontiamo la vita, risultato della somma di molti elementi, dalla nostra conformazione genetica al bagaglio di esperienze e alla nostra formazione, fino alla cultura in cui viviamo. Apprendere e conoscere sono i processi che innescano la scintilla del cambiamento. Quando si sa, nasce il desiderio di modellare la realtà e, a volte, si acquisisce la coscienza del fatto che è meglio rinnovare e correggere piuttosto che essere costretti a farlo. Si impara anche con il tempo che a volte non fare nulla lascia spazio a ciò che già si sta modificano e che anche l’inazione può diventare una vera e propria azione. Riuscire a prevedere un cambiamento o a programmarlo per gestirlo, invece di subirlo, è quindi una delle virtù più elevate della saggezza.

Le abitudini si intrecciano nella vita come refoli che giorno per giorno si consolidano fino a diventare delle funi a cui aggrapparsi, ma a volte anche dei lacci. Anche i cambiamenti seguono lo stesso schema. Ecco perché un piccolo cambiamento intenzionale, protratto con perseveranza può diventare con il tempo una metamorfosi. È il principio degli alberi che crescono poco a poco, adattandosi al vento e alle intemperie che gli danno la forma, verso il sole. Spesso le persone trovano più facile essere un risultato del passato che una delle cause del futuro ma, come nella pianta, la continuità rappresenta le radici è il cambiamento ha nella vita lo stesso ruolo dei rami, risponde al bisogno di svilupparsi in libertà e di estendersi verso nuove altezze.

Cambiamento significa movimento, frizione e non esiste frizione senza fatica, senza rilascio di energia. Sono l’euforia o la frustrazione a far classificare un mutamento come positivo o negativo, tuttavia è l’ineluttabilità del cambiamento ad essere la sua caratteristica principale, quella che si fa più fatica ad interiorizzare e da cui dovremmo sempre partire. È la capacità di affrontare i cambiamenti che determina la qualità della nostra vita; il modo in cui lasciamo che questi influiscano sul nostro equilibrio tra il bisogno di stabilità e quello di rinnovamento. Nell’evoluzione del mondo non è la specie più forte a sopravvivere, e nemmeno quella più intelligente ma la specie che risponde meglio al cambiamento. Potremmo dire: quella che lo affronta con più umiltà. Le rivoluzioni sono modalità traumatiche con cui si tenta a volte di realizzare il cammino del mondo, ma è lo sviluppo lento e consapevole, il modo di progredire naturale della coscienza. Il cambiamento non deve essere un mito, ma neanche un mostro che si nutre di paura, di conformismo o di nostalgia. Il cambiamento è il processo con cui il futuro invade le nostre vite.

I mistici insegnano che il cambiamento non è mai di per sé doloroso, è la resistenza che gli opponiamo ad esserlo. Molti dicono di voler cambiare il mondo ma spesso hanno timore di cambiare sé stessi e quando soffia il vento del cambiamento, alcuni costruiscono dei ripari mentre altri costruiscono dei mulini a vento. Inseguito o subito, il cambiamento è un elemento fondamentale della vita, il nostro modo di porci nei confronti di ciò che “ancora non è”, che lo fa nostro e lo plasma con la nostra risposta. Difendiamo spesso le nostre certezze come trofei ma a volte ci scordiamo che se non cambiasse mai nulla non ci sarebbero le farfalle.

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Luca Streri

Fondatore del movimento Mezzopieno

 

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